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UTATOKI Il bosco è arte

L'unico modo che abbiamo per comunicare con le piante è un modo artistico, poetico, col canto e la poesia, con la musica e con parole ispirate.  Il linguaggio del bosco è estetica, in particolare estetica giapponese, nel senso che i giapponesi hanno lungamente coltivato una relazione artistica con la natura.  Per esempio, la poesia Haiku è quasi esclusivamente connessa col mondo naturale:  vi rinveniamo immagini di lune, alberi, cieli, corsi d'acqua, nevi, venti, stelle...

 

Il percorso dello Shinrin Yoku, l'immersione terapeutica nella foresta, è dunque concepito come un'opera d'arte, come una sequenza di passi estetici che collegano l'uomo al bosco.  Per esempio, mono no aware è una tecnica artistica che pone l'enfasi sulle "cose che spariscono".  L'oggetto della poesia o del dipinto diventa, allora, l'evanescenza dei processi naturali:  la nuvola che passa, il sole che tramonta, la stella che perde luminosità, la foglia che cade...

 

Un approccio suggestivo alle pratiche meditative nel bosco.  Osserviamo tutto ciò che sta svanendo intorno a noi, sul sentiero su cui portiamo i nostri passi: il filo d'erba calpestato, il fiore appassito.  Scrive Selene Calloni Williams che questa meditazione  "sviluppa la forza di amare incondizionatamente le persone e gli eventi per ciò che sono in ogni singolo istante, senza porre condizioni che dovrebbero verificarsi in un ipotetico futuro" (Shinrin-Yoku, l'immersione nei boschi, Studio Tesi, p. 58).

Una sorta di carpe diem o di qui e ora:  una pratica che ci ricorda che tutto appare e svanisce, e vuole essere colto al volo.  Se non lo facciamo, se evitiamo il presente e viviamo nel passato o nell'attesa del futuro, è come se ci rifiutassimo di vivere veramente, e ci impedissimo di godere pienamente della nostra vita.